Come riconoscere i link artificiali su Google

Come fanno i motori di ricerca a capire se un link è artificiale o naturale merita un approfondimento a parte. Dal punto di vista tecnico il link naturale e il link artificiale sono identici. Ciò che cambia è la finalità. Nel corso degli anni i motori di ricerca hanno implementato diversi algoritmi per contrastare il fenomeno dei link artificiali e lo spam index. D'altra parte anche il mondo dei SEO, di cui per mia fortuna non faccio parte, ha saputo rinnovarsi e adeguarsi. Inizialmente erano sufficienti pratiche molto semplici, quasi banali, per ingannare Google. Mi ricordo un tempo in cui persino gli scambi link biunivoci diretti erano efficaci.

I link artificiali da over linking

Dal 2000 al 2010 il motore di ricerca ha progressivamente introdotto diverse "pezze" ai buchi del page rank per frenare l'abuso da link artificiale. Oggi quasi tutti i SEO prendono le distanze da alcune pratiche del passato ma, tutto sommato, nel 2003-2004 quasi tutti i SEO specialist proponevano ai propri clienti delle campagne di over linking che oggi definiremmo black hat. Va detto, però, che funzionavano in quanto l'algoritmo di Google era ancora abbastanza stupido. Col passare del tempo il motore di ricerca ha eliminato dal calcolo del page rank i link provenienti dai commenti, ha imparato a riconoscere lo spam da copia e incolla dei comunicati, l'over linking proveniente da pagine che non hanno alcun legame con i contenuti della pagina di destinazione, i link provenienti da siti sul medesimo IP o famiglia di IP, quelli provenienti dal medesimo proprietario del nome di dominio, con medesimo anchor text, i link con una propagazione sul web molto rapida, la partecipazione agli schemi di link e ai network di link, ecc. Secondo alcuni, l'eccesso di link artificiali dall'esterno potrebbe anche comportare la penalizzazione del sito web linkato ( es. Google Penguin ). Non è chiaro, però, se Google si spinga così oltre nella lotta al web spam. Potrebbe, infatti, alimentare il fenomeno del link artificiale malevolo. Chiunque potrebbe pagare una campagna di link building malevole verso un sito concorrente al fine di penalizzarlo sui motori di ricerca. Probabilmente, il motore di ricerca utilizza degli algoritmi euristici per intercettare l'over linking e, su questi ultimi, apra degli D'altra parte, anche i SEO specialist si sono evoluti.

I link artificiali da link building

Le strategie di posizionamento sono diventate più accurate ed evolute. Il link building viene costruito tra pagine che trattanno il medesimo argomento, poche pagine ma buone, residenti su server diversi e su siti web con proprietario diversi, facendo molta attenzione ad evitare gli scambi triangolari o quadrangolari, utilizzando anchor text differenti, contenuti originali e di qualità, ecc. Queste tecniche sono, probabilmente, le uniche ad essere sopravvissute fino ai tempi nostri. Tuttavia, se non sono curate con attenzione, un algoritmo può comunque scorgere delle "strane" regolarità.

I link artificiali da article marketing

Una delle sfide più grandi è l'article marketing in cui il committente paga un insieme di siti web, né pochi né troppi, per pubblicare un articolo, originale e di qualità, contenente dei link verso la pagina di un proprio cliente. L'anchor text è diverso. È quindi difficile per un algoritmo distinguere l'article marketing dalle altre pagine del sito web. Tuttavia, non è impossibile ed è questa la vera sfida per il futuro.

Le sfide per il futuro

La rincorsa continua tra motori di ricerca e SEO non finirà qui. A mio giudizio il futuro degli algoritmi antispam è nell'intelligenza artificiale e nell'euristica. Le strade sono molte e quasi tutte affascinanti. Ad esempio, un blog o un autore utilizza degli schemi di sintassi, grammaticali e semantici che tendono a ripetersi nel tempo. Nel momento in cui un articolo si discosta da tutti gli altri, potrebbe trattarsi di un ghost writer o, se contiene link verso l'esterno, di un article marketing. Ciò non toglie, tuttavia, che il medesimo autore potrebbe scrivere un publiredazionale senza dichiararlo. È una pratica già molto frequente. Un altro indizio di artificialità del link può arrivare dalla semantica. Qualsiasi contenuto può essere trasformato in una primitiva semantica, una sorta di linguaggio di base e universale dei significati. Una volta ridotto il contenuto a una primitiva, diventa più semplice individuare irregolarità o la mera traduzione di un pezzo da una lingua straniera. Ad esempio, se la pagina P1 di un sito poco visitato ( outsider ) S1 ottiene 40 link in entrata da 40 pagine web di 40 siti web diversi su un medesimo argomento e, a parità di semantica, sullo stesso argomento un sito molto visitato ( leader ) ne ottiene altrettanti, qualcosa di strano inizia a vedersi. Non credo, invece, all'efficacia dei social media per verificare l'artificialità di un link. Se pure ciò accade, oggi, in futuro non se ne terrà più conto. I social media sono fortemente soggetti allo spam e un motore di ricerca che si basi troppo sugli indicatori sociali è maggiormente esposto allo spamindex. Allo stesso modo, non credo nell'efficacia dell'analisi del comportamento degli utenti sulle pagine web ( es. tempo di lettura, tasso di rimbalzo, ecc. ), in quanto potrebbe essere facilmente alterata da software automatizzati per indurre in errore l'algoritmo euristico del motore di ricerca. Probabilmente faranno sempre parte del mix di fattori di un algoritmo di ricerca ma avranno, secondo me, un'importanza decrescente nel corso del tempo. 09 / 08 / 2013

 


 

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